
Armenia d’inverno – Viaggio tra neve, memoria e montagne sacre
Descrizione del post del blog.
Francesco Imperatore - HOBOOKATO
7/20/20252 min read
Febbraio. Armenia. Nevica.
E no, non è l’inizio di una barzelletta. È solo il contesto perfetto per uno di quei viaggi che non dimentichi.
Dal 21 al 24 febbraio 2025 ho esplorato, con pochi gradi sopra lo zero e altrettanti pregiudizi da smentire, un paese che resta fuori dai radar di (quasi) tutti.
Ma forse è proprio questo il bello. In Armenia non ci arrivi per caso: ci vai perché vuoi vedere qualcosa che non ti hanno già raccontato. E fidati: ce n’è da raccontare.
Giorno 1 – Erevan: monumenti, cicatrici e scorci in salita
Subito dopo, arrivo a uno dei luoghi più intensi di tutto il viaggio: il Memoriale del Genocidio Armeno.
Un luogo di silenzio e memoria, dove la storia pesa e le parole servono a poco. Ci sei tu, una stele altissima, una fiamma eterna, e un vuoto che racconta tutto da sé.
Poi scendo nel cuore cittadino, verso Piazza della Repubblica.
È il centro simbolico di Erevan, con i suoi palazzi in tufo rosa, le fontane musicali (che in inverno restano mute), e una geometria urbana sorprendentemente armonica.
Il pomeriggio lo passo tra architetture eleganti e scorci verticali:
Il Teatro dell’Opera, progettato da Tamanian, cuore culturale della città.
La Cascade, una scalinata monumentale piena di sculture e viste epiche sul Monte Ararat.
E infine Kond, uno dei quartieri più antichi e autentici, dove le case sembrano appoggiate una sull’altra e la città cambia completamente ritmo.
Erevan è così: una stratificazione di epoche e stili, dalla dominazione sovietica agli scavi archeologici a cielo aperto. E in mezzo… tu che cerchi di capirla mentre ti congeli le mani sul cavalletto.
Giorno 2 – Oltre la capitale, verso spiritualità e silenzio
Secondo giorno: si parte all’alba. Mi metto al volante e inizio a uscire da Erevan.
Il primo obiettivo è uno di quelli che avevo in mente da mesi: Khor Virap.
Un monastero piccolo, isolato, costruito di fronte al Monte Ararat (che si vede… se sei fortunato).
Ma qui non è solo questione di paesaggio: è storia pura. È da qui che inizia la cristianizzazione dell’Armenia. È qui che Gregorio l’Illuminatore fu rinchiuso.
Ed è anche uno dei luoghi più fotografati del Paese. Per motivi evidenti.
Lasciato Khor Virap, punto verso nord-est fino al Lago Sevan.
Acqua, neve, ghiaccio, vento. Silenzio. E sopra, su una penisola, Sevanavank: il monastero che sembra uscito da un romanzo medievale. Nessun turista, solo il suono dei miei passi. Un luogo che ti svuota, nel senso migliore del termine.
Ultima tappa: il Tempio di Garni.
🎥 Il video
Questa è solo una parte.
Il video racconta molto di più – ma lo fa col tono giusto: diretto, sul campo, senza filtri.

🧭 Vuoi rifarlo anche tu?
Ho condensato tutto – tappe, distanze, consigli e deviazioni – in un itinerario pensato per chi vuole davvero scoprire l’Armenia senza perder tempo.
Lo trovi nella sezione dedicata sul sito, insieme ad altri viaggi che ho testato sulla mia pelle.


Un tempio greco-romano nel mezzo del Caucaso. Esatto. Colonne, architravi, simbologie pagane… il tutto costruito nel I secolo d.C. e dedicato al dio Mitra.
Accanto, le terme romane e un canyon che si apre proprio sotto il tempio.
Un finale perfetto per un viaggio che ha mescolato spiritualità, gelo, storia e paesaggi da cartolina.


Il viaggio inizia dalla capitale, Erevan, sotto una nevicata che rende tutto più silenzioso.
La prima tappa è Madre Armenia, la gigantesca statua che veglia dall’alto sulla città. Il colpo d’occhio vale la salita. E pure il freddo.
Scritto da Francesco Imperatore - HOBOOKATO